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La religione del Nulla PDF Stampa E-mail

15 Febbraio 2023

 Da Rassegna di Arianna del 13-2-2023 (N.d.d.)

“La guerra in Ucraina è stata la giusta difesa di un Paese membro della Nazioni Unite dall’attacco alla sua sovranità da parte della Russia, suo confinante che l’ha invasa il 24 febbraio 2022. Questa è la patente di giustizia e legittimità esibita dall’Ucraina al Mondo all’atto dell’invasione. Una patente incontestabile se non fosse stata rilasciata dall’Occidente molto tempo prima dell’invasione, senza esami, quasi a volerla provocare. Una patente con validità retroattiva per tutte le infrazioni passate e a priori per quelle future. Una patente usata non per evitare il conflitto, ma per inasprirlo, allargarlo e prolungarlo. Una patente a prescindere da ciò che era accaduto pochi giorni prima, pochi mesi prima, pochi anni prima e diversi decenni prima. La guerra poteva essere evitata, ma non l’ha voluto nessuno. Ed è una guerra strana proprio per questa esistenza di un dopo senza che sia mai stato considerato un prima qualsiasi. La legittimità ‘a priori e a prescindere’ è un dogma dell’Occidente. Ma chi è l’Occidente e su quali princìpi si basa la sua visione del mondo? È quella parte del mondo che rappresenta appena un quarto delle terre emerse e un settimo della popolazione mondiale. Quella che produce il cinquanta per cento del prodotto nazionale lordo (PIL) globale (circa novantaquattro trilioni di dollari) e consuma gran parte di quello del resto del mondo. L’Occidente culturale si basa sui princìpi della civiltà classica ed europea, ma soprattutto sulla ricchezza materiale; sull’idea che esista una supremazia del denaro sullo spirito e che lo spirito stesso giudaico-cristiano sia superiore a qualsiasi altro: a priori e a prescindere. L’Occidente geopolitico comprende Stati Uniti, Canada, Unione Europea, altri stati europei, Gran Bretagna, Israele, Giappone, Sud Corea e Australia. L’Occidente che aderisce alle regole dettate dagli Stati Uniti e che dovrebbe salvare il cosiddetto ‘Ordine mondiale liberale’ non si trova a suo agio nei fori internazionali come le Nazioni Unite, dove un filo di voce spetta a tutti gli Stati e non Stati esistenti”.

Queste lucide, limpide, irreprensibili e implacabili parole costituiscono l’incipit, la prima pagina di un libro tanto esemplare quanto sconvolgente: L’Europa in guerra, di Fabio Mini, or ora edito dalla edizioni “PaperFirst” de “Il Fatto Quotidiano”. Costa 16 euro e ne vale millanta volte tanto. Il testo che abbiamo citato, corrispondente alle pp. 12-13, andrebbe pubblicamente letto, fatto copiare e mandar a memoria a tutti gli studenti del mondo fra i 12 e i 18 anni. Ma le sue 203 pagine dicono e dimostrano ancora di più. Sono la serena incontestabile dimostrazione di come questa guerra, a lungo prevista e preparata da chi attualmente governa gli Stati Uniti d’America e manovra lo strumento politico-industriale-militare della NATO nonché dalle numerose e potenti lobbies che formalmente lo fiancheggiano e sostanzialmente lo gestiscono a livello statunitense (il “complesso militar-industriale” di cui parlava già il generale-presidente Eisenhower) e mondiale, non è diretta tanto contro la Russia quanto – e principalmente – contro l’Europa, la quale ne sopporta il peso, i costi, i disagi e le conseguenze. E tutto ciò viene da lontano. Contrariamente a quanto hanno cercato di far credere (purtroppo riuscendovi, almeno a livello di vaste aree dell’opinione pubblica), gli USA hanno sempre temuto e ostacolato come una temibile concorrente e in prospettiva una pericolosa avversaria nella corsa all’egemonia mondiale quell’Europa politicamente unita ch’era nei voti di molti (a cominciare da Konrad Adenauer, Robert Schuman e Alcide De Gasperi) e della quale l’Unione Europea dei Borrell e delle von der Leyen è solo uno squallido succedaneo. Fine costante delle classi dirigenti statunitensi è stato la limitazione economica dell’Occidente europeo, il suo condizionamento tecnologico e intellettuale e la negazione di qualunque strumento militare indipendente nelle sue mani: quindi, e in conseguenza di ciò, il divieto sostanziale di esercitare una politica estera veramente libera e responsabile.

Ha dunque perfettamente ragione Mini. La guerra statunitense contro la Russia è in realtà una guerra contro l’Europa; in quanto tale, è parte di un disegno nato negli Anni Novanta del secolo scorso obiettivo del quale è non tanto e non solo la Russia, quanto soprattutto e in ultima analisi la Cina; lo scenario auspicato è una costellazione di paesi militarmente deboli e subordinati agli USA nonché collegati al loro mercato neoliberistico e consumistico che dalle coste orientali dell’Atlantico giunga ai confini del nuovo “Impero di Mezzo”; strumenti principali di ciò sono e saranno l’omologazione (e l’appiattimento) culturale e il “pensiero unico”, nerbo sostanziale del western way of life and thinking. Le celebrazioni di ludi come quello annuale sanremistico sono la novena di Natale, la Settimana Santa e le feste di Carnevale di questa Religione del Nulla ch’è il vero Anticristo al quale tutti gli esseri umani che intendano mantenere dignità e libertà hanno il dovere di opporsi con ogni possibile mezzo.

Intanto, il filobellicismo convinto di non rischiar nulla di personale impazza: e tutto il mondo sembra tornar a infiammarsi. Guardate alla Siria e allo Yemen, guardate al Congo, guardate al Perù e al Brasile, alla Bolivia e all’Argentina. La storia si è rimessa in cammino, anzi ha ricominciato a correre. Volevate dare una lezione a Putin? Ve ne accorgerete…

Franco Cardini

 
L'Io è appartenenza PDF Stampa E-mail

14 Febbraio 2023

 Da Appelloalpopolo dell’11-2-2023 (N.d.d.)

Io è (sono?) svariati NOI e niente altro.

Io appartengo alla categoria dei figli. Io appartengo alla categoria dei fratelli. Io appartengo alla categoria degli amici. Io appartengo alla categoria dei mariti. Io appartengo alla categoria dei docenti. Io appartengo alla categoria degli studiosi. Io appartengo alla categoria dei militanti. Io appartengo alla categoria dei cittadini.

Per il resto io non sono nulla. Io al di fuori dei noi è nulla. Io non esiste. Io è appartenenza.

Stefano D’Andrea

 
Morire in vita PDF Stampa E-mail

12 Febbraio 2023

 Da Rassegna di Arianna del 24-1-2023 (N.d.d.)

Avete presente il sogno antico di un mondo nuovo, di un mondo migliore? Una nuova terra da scoprire, una nuova società da fondare, un nuovo pianeta da conquistare, una nuova umanità da generare, tramite navigazioni, esplorazioni, rivoluzioni, ricerche. Beh, tutta questa attesa di un nuovo mondo, il paradiso in terra, ha assunto oggi le vesti del mondo virtuale, evoluzione di internet e si riassume in una parola magica anzi in una bacchetta magica: metaverso. La parola ha più di trent’anni ma il suo lancio dalla piattaforma del futuro è assai più recente, dopo la pandemia. A voler essere riduttivi Metaverso è l’erede di Facebook, anche se si è allargato ad altri vettori social e ai colossi della tecnologia e del web. È l’evoluzione di Internet e del mondo digitale, ma è soprattutto la spinta verso un mondo virtuale che prende il posto del mondo reale; l’identità si volatilizza, l’avatar sostituisce la persona reale, si entra in un mondo parallelo, senza ricorrere alla fantasy letteraria o all’uso di stupefacenti.

Oltre la curiosità per la novità e l’apertura verso le nuove conquiste dello sviluppo tecnologico, vogliamo interrogarci sul suo significato, sulla sua essenza e sugli effetti che produce sull’umanità? Non pendete dalle labbra del signor Zuckerberg, degli apostoli ed agenti entusiasti del nuovo mondo. Provate invece a sollevarvi di un piano per cogliere la portata complessiva di questa annunciata rivoluzione, che si è fatta anche spot pubblicitario, euforico ed escatologico, come le vecchie utopie del mondo nuovo, del mondo migliore. Proviamo a pensare il metaverso. Numerosi sono i testi che ne spiegano le meraviglie e gli universi che schiude, ne fanno la storia e quasi l’agiografia dei suoi pionieri e infondono quel crisma di ineluttabilità: questo è il futuro verso cui stiamo andando, e se non ci vai con le tue gambe, sarai trascinato, o travolto. Il fatalismo hi-tech. Invece vorrei partire da un piccolo testo di un filosofo che prende apertamente posizione Contro Metaverso come dice già il titolo di un libretto di Eugenio Mazzarella, edito da Mimesis. Mazzarella insegnava filosofia teoretica a Napoli, e a qualcuno questo potrebbe bastare per non leggere il libretto: filosofia teoretica, quanto di più distante dal mondo reale. Ma il testo è una difesa della realtà, della presenza, del mondo di sempre dall’assalto di chi vorrebbe oltrepassarli e vanificarli. E smaschera l’uso distorto di alcune parole chiave: comunità, intelligenza artificiale, onlife, ossia la vita trasferita online.

Per cominciare l’espressione comunità globale è un ossimoro. Ogni comunità e un noi distinto dal resto, nasce da una delimitazione, un confine, da una prossimità elettiva e affettiva, non è globale. Ma poi, altro che di comunità si tratta, semmai di solitudine globale, di massa. E non ha come protagonista quel “noi” che è solo utente, cavia e consumatore. Insomma, qual è il pericolo di Metaverso? La sostituzione. Il mondo reale, le identità, la vita e la natura, vengono sostituiti da questa Grande Bolla, bugia o illusione, in cui sparisce la realtà, e tutto ciò che la costituisce: la storia, il pensiero, la vita, la presenza, il corpo, per entrare in questo universo virtuale. Un “semplice” social network si trasforma in un universo parallelo in cui immergersi e abitare. La metanoia, ovvero la trasmutazione, l’accesso al cambiamento è permesso a chi si spoglia di sé e assume le vesti di un avatar, e va a vivere in questo altro mondo, ma restando comodamente sul sofà di casa. Finto viaggiare, finta socialità, vera solitudine domestica. Poi per edulcorare la pillola con le solite rassicurazioni buoniste e umanitarie, ti dicono che il teletrasporto restando a casa  avvantaggia le persone svantaggiate, i disabili. Ma il problema è che rende disabili coloro che non lo sono, e disabilita al mondo reale per spostarsi nel mondo irreale. L’alibi dei disabili è un po’ come gli scafisti e le ong che per sbarcare clandestini si fanno scudo dei bambini. In Metaverso scompare anche la differenza tra vivi e morti, si può vivere in video oltre la morte; ma vale anche l’inverso, morire in vita, perdere se stessi e traslocare in questo altrove virtuale.

Dietro tutto questo, ha ragione Mazzarella, si cela una pulsione neo-gnostica che disprezza il corpo, ha in odio la carne, detesta la realtà, la natura e i loro limiti. Sono evidenti i rischi di alienazione, dipendenza e perfino di schiavizzazione, abitando in questa materia senza materia, a suon di chip e di byte. Si perde la distinzione tra reale e virtuale, tra umano, macchina e natura. A tale proposito, fa bene il filosofo a smascherare l’abuso di termini chiave nell’infosfera come intelligenza artificiale: non c’entra nulla l’intelligenza che è intuizione, sensibilità, umanità, capacità di leggere dentro (intus legere) con la computazione automatizzata e artificiale. È un nome improprio per falsificare la realtà. L’intelligenza non è sostituibile. Nel mondo della tecnica vige però la legge di Gabor: ciò che si può fare, si deve fare, e comunque si farà. E potremmo aggiungere un corollario: se non lo fai tu, prima o poi lo faranno altri, in altri paesi, e si prenderanno loro i vantaggi. Dunque è vano opporsi? La questione non è arrestare o frenare questi processi ma saperli bilanciare: a chi sostituisce il mondo reale coi mondi virtuali, si può opporre la riscoperta del mondo reale, tra storia e natura, tradizione e civiltà. Altri mondi abita già l’uomo in natura e in cultura, con il corpo, la mente e l’anima. Non lasciamoli atrofizzare.

Marcello Veneziani

 
Stiamo rischiando grosso PDF Stampa E-mail

10 Febbraio 2023

 Da Comedonchisciotte del 4-2-2023 (N.d.d.)

Se il progetto elitario del Grande Reset, il quale – come ben sappiamo, prevede il ribaltamento delle nostre vite per come le abbiamo vissute fino ad oggi – fosse ancora in atto, come pare lo sia; chi di noi non vorrebbe sapere chi ne tira le fila? Conoscere il nemico per tempo, darebbe certamente all’umanità un concreto vantaggio per poter arrivare alla propria salvezza. Senza essere complottisti, non è il mio stile, ma con la piena coscienza che tutti gli eventi succedutisi in questi anni, abbiano una regia ben precisa e quindi qualcosa di non buono bolle in pentola per noi comuni mortali, vorrei porre la vostra attenzione su un passaggio fondamentale della lettera ufficiale che, pochi giorni fa, l’ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov, ha recapitato al nostro ministro della difesa, Guido Crosetto, a seguito dell’aspra “querelle”, che quest’ultimo ha avuto con l’ex presidente Medvedev. Scrive Razov: La Russia, fondamentalmente per iniziativa del precedente governo italiano, è stata privata dell’accesso a 300 miliardi di dollari delle proprie riserve valutarie. Ora si discute della possibilità di  uno scippo definitivo. E stiamo parlando dei soldi dei contribuenti russi. […] Sergey Razov, con questo scritto ufficiale, quasi a dirci: “attenzione, sappiamo chi è stato” – sta puntando il dito direttamente contro il nostro ex premier, ritenendolo di fatto la mente di tutto e sopra a tutti. Non ha indicato Biden e la sua cerchia oppure Macron o Scholz, quali menti ed esecutori delle trame di un certo mondo occidentale contro la Russia, ma la sua requisitoria finale frutto di una indagine dai cromosomi perfetti “alla Kgb”, pone alla sbarra come imputato finale Mario Draghi e di conseguenza il nostro paese. Certamente non inteso come popolo, ma come “Sistema” di potere, che a detta di Putin e per voce di Razov, potrebbe essere molto più in alto di quanto noi italiani possiamo immaginare, in quella che è l’organizzazione piramidale dei poteri massonici globali che lavorano al progetto del Grande Reset. Alla luce di quanto Razov ha voluto metterci a conoscenza e considerato che la Russia pare essere l’ultimo baluardo a difesa di quel tipo di mondo che rispetta le tradizioni e la natura dell’uomo, elementi che i pensatori del Grande Reset vorrebbero cancellare definitivamente; noi italiani ignari ed ingenui, non possiamo e non dobbiamo dormire sonni tranquilli, sapendo che a Roma (Stato del Vaticano non escluso), potrebbero essere locate fisicamente le menti pensanti di questo piano diabolico. Se vogliamo essere positivamente complottisti e preventivamente realisti, avremmo forse il dovere di considerare la confessione di Razov su chi ci governa, come una vera e propria “chiamata alle armi”? E non ci facciamo avvolgere dall’ingenuità di pensare che Draghi non ci sia più! Il governo attuale è il Draghi-bis a tutti gli effetti e lo spettacolo messo in scena da Giorgia Meloni è la copia esatta del programma televisivo “Fratelli di Crozza” messo in scena dalle stanze di Palazzo Chigi. Dove la satira di Crozza in parrucca bionda con la voce di Mario Draghi è perfettamente rappresentativa della drammatica realtà che stiamo vivendo.[…]

Questo è un governo che, nonostante i dubbi crescenti da parte di molti altri paesi del blocco occidentali, continua ad essere in prima fila e primo promotore dell’invio massiccio di armi sul fronte ucraino. […]

Stiamo rischiando grosso amici italiani, i nostri governanti ci stanno facendo rischiare grosso. E le probabilità che anche questa volta – in questo momento di acro odore da vigilia di guerra mondiale, mai percepito così intensamente dalla fine delle precedenti – chi ci governa ed i loro burattinai, possano essere dalla parte sbagliata della storia, sono reali e concrete. Le parole pronunciate dal presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, parlando a un concerto dedicato all’80° anniversario della battaglia di Stalingrado, confermano in pieno la delicatezza del momento ed i nostri timori: “Incredibile, ma vero. Siamo di nuovo minacciati dai carri armati Leopard tedeschi con croci a bordo”  Putin ha sottolineato che la Russia, tuttavia, ha ancora amici sia nel continente americano che in Europa, e tutti coloro che trascinano i loro paesi in una guerra contro la Federazione Russa, devono essere preparati alle conseguenze. “Coloro che si aspettano di sconfiggere la Russia sul campo di battaglia, devono capire che una guerra moderna con la Russia sarà completamente diversa per loro. Non inviamo i nostri carri armati ai loro confini, ma abbiamo qualcosa con cui rispondere e l’uso di veicoli blindati non porrà fine alla questione. Tutti dovrebbero capirlo”  Ed infine le parole che più delle altre, sono rappresentative del netto contrasto dei russi al piano diabolico del Grande Reset: “La continuità delle generazioni, i valori, le tradizioni, tutto questo è ciò che distingue la Russia, che ci rende forti e fiduciosi in noi stessi, nella giustizia della nostra battaglia e nella nostra vittoria”

In conclusione pare proprio che i russi stiano chiudendo il cerchio ed allo stesso tempo cerchino di svegliare un popolo che pare assopito dietro ad un “Made in Italy” che non esiste più. Il nostro è un paese talmente strano quanto per niente patriottico ed unicamente abile nel saltare in collo al più potente di turno. Come furono capaci, i nostri avi, in quella notte lontana di settembre del 1943 ad addormentarsi fascisti e a risvegliarsi partigiani, siamo perfettamente in grado di svegliarci domani mattina tutti al fianco di Putin e vincere insieme la guerra contro i “poteri” che ci opprimono. Ma, attenzione! Se dopo la vittoria, anche questa volta, non saremo capaci di ricordarci chi sono stati i traditori, statene pur certi, i traditori stessi non esiteranno a riprendersi nelle loro mani il futuro dei nostri figli.

Fabio Bonciani

 
Attualità di Dante PDF Stampa E-mail

9 Febbraio 2023

 Da Rassegna di Arianna del 7-2-2023 (N.d.d.)

Milosz ha osservato una volta che la condizione degli scrittori dell’«altra Europa» (così chiama la Mitteleuropa) era «appena immaginabile» per i cittadini degli stati dell’Europa occidentale. Parte di questa eterogeneità veniva dalla mancanza di stati nazionali e dalla presenza in loro luogo, per secoli fino alla fine della Prima guerra mondiale, dell’Impero asburgico. Per noi che siamo nati in uno stato nazionale e non distinguiamo l’essere italiano dall’essere cittadino italiano, non è facile immaginare una situazione in cui essere italiano, ungherese, ceco o ruteno non significava un’identità statuale. Il rapporto col luogo e con la lingua dei cittadini per i cittadini dell’impero era certamente diverso e più intenso, libero com’era da ogni implicazione giuridica e da ogni connotazione nazionale. L’esistenza di una realtà come l’impero asburgico era possibile solo su questa base.

È bene non dimenticarlo quando vediamo oggi che l’Europa, che si è costituita come un patto fra stati nazionali, non solo non ha né ha mai avuto alcuna realtà al di fuori della moneta e dell’economia, ma è ridotta a un fantasma, di fatto integralmente assoggettato agli interessi militari di una potenza ed essa estranea. Tempo fa, riprendendo un suggerimento di Alexandre Kojève, avevamo proposto la costituzione di un «impero latino», che avrebbe unito economicamente e politicamente le tre grandi nazioni latine (insieme alla Francia, la Spagna e l’Italia) in accordo con la Chiesa cattolica e aperta ai paesi del mediterraneo. Indipendentemente dal fatto che una tale proposta sia o meno tuttora attuale, vorremmo oggi portare all’attenzione degli interessati che se si vuole che qualcosa come l’Europa acquisisca una realtà politica autonoma, ciò sarà possibile solo attraverso la creazione di un’Impero europeo simile a quello austro-ungarico o all’Imperium che Dante nel De monarchia concepiva come il principio unitario che doveva ordinare come «un ultimo fine» i regni particolari verso la pace. È possibile, cioè, che, nella situazione estrema in cui ci troviamo, proprio modelli politici che sono considerati del tutto obsoleti possano ritrovare un’inaspettata attualità. Ma per questo occorrerebbe che i cittadini degli stati nazionali europei ritrovassero un legame con i propri luoghi e con le proprie tradizioni culturali abbastanza forte da poter deporre senza riserve le cittadinanze statuali e sostituirle con un’unica cittadinanza europea, che fosse incarnata non in un parlamento e in commissioni, ma in un potere simbolico in qualche modo simile al Sacro Romano Impero. Il problema se un tale Impero europeo sia o meno possibile non ci interessa né corrisponde ai nostri ideali: nondimeno esso acquisisce un significato particolare se si prende coscienza che l’attuale comunità europea non ha oggi alcuna reale consistenza politica e si è anzi trasformata, come tutti gli stati che ne fanno parte, in un organismo malato che corre più o meno consapevolmente verso la propria autodistruzione.

Giorgio Agamben

 
Partito Unico Liberale PDF Stampa E-mail

8 Febbraio 2023

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 Da Appelloalpopolo del 5-2-2023 (N.d.d.)

La Propaganda Goebbelsiana ve li dipinge come “sovranisti”, “fascisti” , ma sono semplicemente liberali di destra che stanno dando il colpo di grazia all’Italia, dopo averla smembrata, massacrata, torturata, alternandosi con gli altri aguzzini, i liberali di sinistra. Il Partito Unico Liberale Europeista in 30-40 anni ha ucciso la Repubblica Italiana. L’Italia, di fatto, non c’è più. Esultate europeisti!

Alessandro Ape

 
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